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SI AL PANINO, NO AL SILENZIO TIFO
Apprezzabile l’idea di ingurgitare il sandwich al kick off, sbagliato non sostenere la squadra per metà gara
L’idea griffata Boys del panino contro lo spezzatino ci era proprio piaciuta, per la sua garbatezza, simpatia, ironia e, tutto sommato, anche per l’originalità: è vero che il nostro prezioso corrispondente da Londra ci aveva segnalato come il mensile Four Four Two avesse documentato con foto il primato dei bresciani con le lasagne, già alla seconda giornata, tuttavia si trattò di una iniziativa isolata, che aveva coinvolto solo un’aliquota di persone; stavolta, invece, il fenomeno ha interessato un più ampio numero di tifosi, e nel nostro piccolo siamo orgogliosi di aver fatto da megafono, così come ci ha riconosciuto l’ottimo Achille Mezzadri su pramznanblog.com, il quale ha pure aggiunto che siamo sempre pronto a dare una mano alle cause nobili. Senza accendere l’amplificatore, però mi sia consentito rimarcare come non abbia altrettanto gradito il corollario di mettere il silenziatore alla Nord per un tempo intero, perché “non si canta a bocca piena”.
Non sono Poldo Sbaffini, (in inglese J. Wellington Wimpy) – al sondaggio di Maletti (anolén o panén) non ho dubbi nello scegliere i primi – quindi non ho una precisa idea di quanto tempo ci voglia ad ingurgitare un sandwich, ma sicuramente non un intero tempo di una partita di calcio. In 45’ (non ricordo bene il recupero, ma mi pare un solo minuto) ci sta primo, secondo e dessert e forse prima pure l’antipasto. Il No-cori poteva durare 5’, al massimo 10’, volendo esagerare, invece, per una intera frazione di giuoco si è preferito (in nome di una protesta, comunque, legittima) negare il sostegno alla squadra. Il Parma, in quel mezzogiorno di fuoco, stava vivendo la “Solitudine dei numeri Ultimi”, e non si poteva ancora neppure giovare della compagnia del Cagliari (mal comune mezzo gaudio): non ha proprio avuto senso per un tempo intero trasformare la Curva in Tribuna, abbandonando i calciatori che, nell’occasione, avevano decisamente bisogno di una spinta e non del sonnifero. La critica vuole essere costruttiva ed è fatta con il cuore in mano: mi ha fatto tornare in mente quando, nei primi giorni di insediamento di Tommaso Ghirardi alla presidenza del Parma, feci una telefonata, purtroppo infruttuosa, con un rappresentante dei nostri Ultrà, da Braga (il Parma era lì impegnato per una gara di Coppa Uefa) ed alcuni giorno dopo al Tardini avrebbe ospitato la Sampdoria (e non a caso. Per quel giorno era in programma uno dei tanti silenzio-tifo che ogni tanto ci vengono rifilati per ragioni extra-Parma: ricordo ancora come il giovane imprenditore ci rimase male nell’apprendere come i suoi nuovi tifosi sacrificassero le esigenze di una squadra in pratica già quasi condannata (ma che lui aveva con entusiasmo acquistato lo stesso), al dogma di una protesta preordinata. L’amore per il Parma dovrebbe venire prima di tutto, anche prima della ideologia. Ma in tanti, troppi casi non è così. (gabriele majo)
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