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sabato 30 marzo 2013

“UBI MAJO” – TU COME LI VEDI? IL MAJOMETRO DEI CROCIATI PRIMA DI PARMA-PESCARA


(Luca Savarese) – Augurando buona Pasqua a tutti i lettori del nostro libello online, diamo inizio e parola all'odierno Ubi Majo… Tu come li vedi?, quello, che ci porta dritti dritti, dentro il cuore di Parma-Pescara.

Anzitutto un sano complimenti direttore per essere finito sul portale di scommesse e sport SuperScommesse.it in cui hai parlato e discettato del nostro Stadiotardini.it e del Parma. Un bel regalo di Pasqua. Te lo aspettavi?
“Intanto buona Pasqua anche da parte mia a Te e ai nostri lettori. No. L’uovo di Sara Mechelli mi è giunto tanto inaspettato quanto gradito. Per me è stata l’occasione di spiegare/ricordare il progetto editoriale stadiotardini.it, un po’ la mia storia professionale, che i parvenu tendono, ad arte, a dimenticare e fare il punto della situazione, ad oggi, sul cammino del Parma. Ringrazio sempre chi mi offre la possibilità di veicolare idee e contenuti peraltro non tutti codificati al comune pensare. Offrire un punto di vista alternativo, peraltro senza pretendere che nessuno lo sposi, è una delle mission principali di questo portale. Al fine di avere sportivi consapevoli e non pecoroni”.

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A proposito di Pasqua, Parma-Pescara, venerdì santo o domenica di risurrezione per gli amati crociati?
“Sabato santo, direi. Cioè giornata interlocutoria. Non vedo Resurrezione all’orizzonte. Magari, poi, tra qualche ora sarò smentito con una fragorosa goleada, magari in un quarto d’ora (non quello finale del secondo tempo come nella memorabile remuntada sul Toro, bensì in quello iniziale della medesima frazione, giacché gli adriatici, stando ai riscontri statistici, sono la formazione di serie A ad avere subito, nella presente stagione, il maggior numero di reti in avvio di ripresa, ben 12. Ma attenzione bene: in questa particolare graduatoria i nostri eroi sono secondi con 11, cioè appena uno in meno…).

Giovanni Galeone, storico allenatore del Pescara, la prima volta, nella stagione 1986-87 nella quale ottenne un primo posto in cadetteria con promozione in A, disse proprio nei giorni del suo primo ritiro estivo con gli abruzzesi: "Allegria e libertà d'azione. Per ogni giocatore il campo deve essere il pavimento di casa." Vedi qualcuno tra i ragazzi di Donadoni e quelli di Bucchi, che potrebbe incarnare questo spirito tra poche ore?
“Sansone. Mi pare quello che meglio incarna quella sana incoscienza, che tanto farebbe bene al Parma… A Bar Sport il ‘Dona’ ha accennato anche alla sana incoscienza di Belfodil, a suo avviso un po’ indisciplinata. Quelli di Bucchi non li conosco altrettanto bene, per cui non mi pronunzio, ma nella loro situazione di classifica mi sa che non ci sia alcuno che possa scambiare il campo per il pavimento di casa. Anche se la vulgata della settimana in casa Parma, dettata da Donadoni, ma immagino condivisa pure da Leonardi – vedendo certe titolazioni di media a lui, al giorno d’oggi, particolarmente vicini (un po’ meno all’alba di un’idea) – è la presumibile forza della serenità del Pescara lontano dalle tensioni intestine. Cioè i disperati biancazzurri si esprimerebbero meglio lontani dal fuoco amico. Un po’ come Bersani e Renzi… Del resto la contestazione è stata piuttosto aspra anche nei giorni precedenti la loro salita in Emilia…”.

Gli adriatici arrivano dall'Adriatico dove ci si diverte tanto spendendo relativamente poco. Tipo Sansone che poco fa hai citato come esempio di sana incoscienza e che nella tua intervista su SuperScommesse.it, hai indicato come una delle sorprese più liete di questa non ottima annata nella quale Pabon risulta il flop del dopo Giovinco...
“Prezzi a parte io preferisco la mia cara Liguria, il mio bel Monterosso, seppure violentato non tanto dalla Natura, quanto dall’incuranza dell’uomo, o al limite il Tirreno della Sicilia, dove nacque mio padre. Forse ci si diverte un po’ meno, ma come mare o panorama aggrada decisamente di più il mio gusto estetico. Tanto, ormai, sono anziano e il divertimento da Adriatico è meglio che lo lasci all’Incantevole (né lei mi pare interessata ad un pezzo d’antiquariato tipo me…). Sansone è indubbiamente la sorpresa più lieta, anche perché per nulla programmata, al contrario di Pabon o Ninis che avrebbero dovuto rappresentare, secondo la programmazione, il dopo-Giovinco. Indubbiamente, sia l’uno che l’altro, sono stati dei flop, perché hanno giocato poco e per quel poco non inciso. Ma le responsabilità vanno condivise. E in questo caso mi chiedo, senza voler ledere alcuna maestà, se non abbia avuto qualche responsabilità anche Donadoni. Diciamo che in questi casi, a finire nel mirino, sono soprattutto gli operatori di mercato, che non avrebbero indovinato la giusta mercanzia, o i giocatori stessi: ma esiste anche una terza via, appunto l’allenatore. E’ possibile che tutti e tre, Pabon, Ninis e pure Belfodil (la dialettica calciatore-mister è sempre stata piuttosto pepatina) si allenassero male o non avessero voglia? D’accordo i problemi di ambientamento o famigliari/personali (su questi ultimi, poi, scusate, ma mi pare ci si sia un po’ marciato), ma secondo me c’erano pure delle difficoltà tecniche dettate magari anche da loro limiti, certo, però aggiungerei pure dalle idee dell’allenatore, piuttosto avvezzo a cambiar ruolo al materiale umano messogli a disposizione. D’accordo l’invenzione di Valdes – che come spiegavo nell’articolo di ieri si è rivelata un boomerang, essendoci stata poco lungimiranza, a mio avviso, nel credere che potesse rendere una stagione intera come nello scorcio della scorsa e comunque la reinvenzione di un ultratrentenne ha comportato l’accantonamento di una possibile promessa (Musacci, dodici mesi prima l’idolo delle folle) – ma non mi pare si possa dire che sono stati particolarmente valorizzati i talenti. Appunto eccezion fatta per Sansone. Poiché anche sulla gestione del talento Belfodil non ci sono solo luci. A proposito: io non credo affatto, come invece accade nel comune pensiero, che le voci di mercato possano averlo distratto. Né mi pare che si debba eccedere nel protezionismo (l’ultimo caso è Cerri) volendo a tutti i costi tenere i giocatori sotto una campana di vetro, poiché si teme si montino la testa. Io credo che anche la responsabilizzazione debba far parte del processo di crescita di un atleta. E i frutti vanno colti quando sono maturi, certo. Ma esistono anche le primizie…”

Alla prossima con le lenti del nostro direttore che scrutano prima e con ampiezza, la realtà dei crociati.

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