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sabato 11 giugno 2011
INTERCETTAZIONI, MENZIONATA ANCHE CHIEVO-PARMA
La “cricca” avrebbe puntato sullo 0-0, verdetto del campo sul quale avrei scommesso anch’io che non sono il Frige… Il nodo responsabilità oggettiva dei club e le riflessioni di Gramellini sulla Stampa
(gmajo) – Come nella calda estate di cinque anni fa il tormentone Calcioscommesse (all’epoca era Calciopoli) contende la visibilità al Calciomercato nelle cronache dei quotidiani, che fanno ampio uso, oggi come allora, delle trascrizioni delle intercettazioni telefoniche. Ora è la volta, come riferisce anche la Gazzetta dello Sport in edicola stamani delle chiacchiere su Chievo-Parma: “Tra Chievo e Parma è X”, ma la dritta è per pochi, titola la Rosea, prendendo spunto dal Piange il Telefono tra due degli attori principali della telenovela di questi giorni, Antonio Bellavista e Gianfranco Parlato, in cui tirano a mano Chievo-Parma, poiché Pelli (probabile il riferimento al giocatore del Chievo Pellissier) vuole fare 0-0. Giuro di non fare parte della cricca e di non essere un esperto di scommesse come il Frige (popolare cameraman di Tv Parma che dispensava i consigli per le puntate nel programma di anticipazioni del venerdì sera dell’emittente di cui è dipendente), ma, pur non avendo mai puntato una lira su niente, una scommessa del genere l’avrei fatta pure io, datosi che era la logica stessa che voleva che quello fosse il risultato più probabile, tra due squadre affette da pareggite acuta (abbiamo chiuso insieme con 13 X stagionali come la Juve, due in meno delle 15 della Fiorentina). Continua all’interno
Anzi, in quella occasione venni ospitato dalla Carovana Rosa del Parma Club Collecchio (Associazione Petitot), e ingannando il tempo con i miei compagni di viaggio, ebbi ad argomentare, che quella gara per l’appunto sarebbe finita 0-0. Durante il viaggio di ritorno quei ragazzi mi fecero i complimenti per la previsione. Ma non serviva avere la sfera di cristallo, bastava ragionare. E, come scrivevo pure nei giorni scorsi, pur facendomi schifo le pestilenziali flatulenze che stanno uscendo dal coperchio dell’ennesima brodaglia servita dal decadente mondo del pallone, non mi scandalizzo se due squadre, tenendo presente il bottino grosso in prospettiva, si accontentano vicendevolmente del bottino più piccolo senza farsi del male (vedesi Bologna-Parma). Quelle non sono combine, sono calcoli tattici che ci possono stare in una lunga corsa a tappe. Senza per questo poi strapparsi le vesti o peggio strumentalizzare come mi è capitato di leggere in giro, tirando in ballo altri cavalli di battaglia spesso all’ordine del giorno. (Si dice il peccato e non il peccatore)…
In conclusione inserirò l’edificante chiacchierata intercettata Bellavista-Parlato a proposito di Chievo-Parma del 06.03.2011, match per ora non finito sotto inchiesta, così come la trascrizione della rubrica di ieri di Massimo Gramellini, dal quotidiano La Stampa, dal titolo “Autocritica del tifoso”, in cui il giornalista-scrittore asserisce che il tifoso non è tanto scandalizzato dallo scandalo, bensì preoccupato dalle conseguenze che possono derivare per il proprio club (in un senso) o speranzoso per quello odiato (in senso opposto). Il ragionamento ci riporta al tema della responsabilità oggettiva per le squadre i cui tesserati si trovino coinvolti in questa sporca faccenda: è giusto che paghino dopo essere già state penalizzate dal loro “remare contro”? Ce lo eravamo già chiesto qualche giorno fa inserendo due pareri opposti di due famosi avvocati esperti di diritto sportivo… Gabriele Majo
CHIEVO-PARMA, INTERCETTAZIONE TELEFONICA BELLAVISTA-PARLATO
BELLAVISTA: Ma chiedi all’amico (Longhi ndr) che non mi ha chiamato oltretutto se è vero che il Chievo vuole fare pari.
PARLATO: Socio, ti ha chiamato diverse volte ma avevi la segreteria. Mi ha chiamato per dirmelo. Adesso gli dico di richiamarti. Comunque domani niente, gli ha detto Pelli (è un soprannome, probabile il riferimento al giocatore del Chievo Pellissier).
BELLAVISTA: Ma su questo numero ha chiamato? Comunque io so che Pelli vuole fare pari. Fammi chiamare.
Da “La Stampa” di ven 10.06.2011 Rubrica: “Buongiorno” di Massimo Gramellini
AUTOCRITICA DEL TIFOSO
Diciamo la verità: lo scandalo del calcio non sta scandalizzando nessuno. Era appena scoppiato e già mi chiamava un amico, splendida persona e paladino dei valori dell’azionismo piemontese. Per deprecare l’accaduto? No, per sapere se le disgrazie dell’Atalanta avrebbero permesso al nostro Toro di salire in serie A. Il giorno dopo Vittorio Feltri ha scritto un articolo spietato contro i calciatori corrotti, che però si concludeva con l’invito a non punire le squadre per le responsabilità dei singoli. Vittorio Feltri è dell’Atalanta. Ma non c’è conciliabolo da bar in cui i conversatori non regolino le loro opinioni sulla base di un unico metro di giudizio: le convenienze della squadra del cuore.
Ho peccato di ingenuità quando scrissi che i “mercenari dell’anima” stavano corrompendo il sogno bambino dei tifosi. A noi tifosi, dell’integrità dello sport non importa niente. Importa mettere nei guai la contrada nemica, meglio se con l’inganno e la sopraffazione. La partita di calcio non è l’oasi in cui l’adulto ritorna alla passionalità pura delle emozioni infantili, ma un rito di scarico delle schifezze accumulate durante la settimana. Un magma di pulsioni tribali che la retorica del tifo, a cui anch’io spesso ho fornito munizioni, si incarica di nobilitare. Siamo fermi al Colosseo. Un ammasso di spettatori passivi, per lo più di sesso maschile, delega le proprie rivendicazioni a un gruppo di professionisti che fingono di condividerle. Esattamente ciò che accade in politica, altra attività molto dibattuta da noi maschi. Voglio guarire, ma non so come si fa.
(gmajo) – Come nella calda estate di cinque anni fa il tormentone Calcioscommesse (all’epoca era Calciopoli) contende la visibilità al Calciomercato nelle cronache dei quotidiani, che fanno ampio uso, oggi come allora, delle trascrizioni delle intercettazioni telefoniche. Ora è la volta, come riferisce anche la Gazzetta dello Sport in edicola stamani delle chiacchiere su Chievo-Parma: “Tra Chievo e Parma è X”, ma la dritta è per pochi, titola la Rosea, prendendo spunto dal Piange il Telefono tra due degli attori principali della telenovela di questi giorni, Antonio Bellavista e Gianfranco Parlato, in cui tirano a mano Chievo-Parma, poiché Pelli (probabile il riferimento al giocatore del Chievo Pellissier) vuole fare 0-0. Giuro di non fare parte della cricca e di non essere un esperto di scommesse come il Frige (popolare cameraman di Tv Parma che dispensava i consigli per le puntate nel programma di anticipazioni del venerdì sera dell’emittente di cui è dipendente), ma, pur non avendo mai puntato una lira su niente, una scommessa del genere l’avrei fatta pure io, datosi che era la logica stessa che voleva che quello fosse il risultato più probabile, tra due squadre affette da pareggite acuta (abbiamo chiuso insieme con 13 X stagionali come la Juve, due in meno delle 15 della Fiorentina). Continua all’interno
Anzi, in quella occasione venni ospitato dalla Carovana Rosa del Parma Club Collecchio (Associazione Petitot), e ingannando il tempo con i miei compagni di viaggio, ebbi ad argomentare, che quella gara per l’appunto sarebbe finita 0-0. Durante il viaggio di ritorno quei ragazzi mi fecero i complimenti per la previsione. Ma non serviva avere la sfera di cristallo, bastava ragionare. E, come scrivevo pure nei giorni scorsi, pur facendomi schifo le pestilenziali flatulenze che stanno uscendo dal coperchio dell’ennesima brodaglia servita dal decadente mondo del pallone, non mi scandalizzo se due squadre, tenendo presente il bottino grosso in prospettiva, si accontentano vicendevolmente del bottino più piccolo senza farsi del male (vedesi Bologna-Parma). Quelle non sono combine, sono calcoli tattici che ci possono stare in una lunga corsa a tappe. Senza per questo poi strapparsi le vesti o peggio strumentalizzare come mi è capitato di leggere in giro, tirando in ballo altri cavalli di battaglia spesso all’ordine del giorno. (Si dice il peccato e non il peccatore)…
In conclusione inserirò l’edificante chiacchierata intercettata Bellavista-Parlato a proposito di Chievo-Parma del 06.03.2011, match per ora non finito sotto inchiesta, così come la trascrizione della rubrica di ieri di Massimo Gramellini, dal quotidiano La Stampa, dal titolo “Autocritica del tifoso”, in cui il giornalista-scrittore asserisce che il tifoso non è tanto scandalizzato dallo scandalo, bensì preoccupato dalle conseguenze che possono derivare per il proprio club (in un senso) o speranzoso per quello odiato (in senso opposto). Il ragionamento ci riporta al tema della responsabilità oggettiva per le squadre i cui tesserati si trovino coinvolti in questa sporca faccenda: è giusto che paghino dopo essere già state penalizzate dal loro “remare contro”? Ce lo eravamo già chiesto qualche giorno fa inserendo due pareri opposti di due famosi avvocati esperti di diritto sportivo… Gabriele Majo
CHIEVO-PARMA, INTERCETTAZIONE TELEFONICA BELLAVISTA-PARLATO
BELLAVISTA: Ma chiedi all’amico (Longhi ndr) che non mi ha chiamato oltretutto se è vero che il Chievo vuole fare pari.
PARLATO: Socio, ti ha chiamato diverse volte ma avevi la segreteria. Mi ha chiamato per dirmelo. Adesso gli dico di richiamarti. Comunque domani niente, gli ha detto Pelli (è un soprannome, probabile il riferimento al giocatore del Chievo Pellissier).
BELLAVISTA: Ma su questo numero ha chiamato? Comunque io so che Pelli vuole fare pari. Fammi chiamare.
Da “La Stampa” di ven 10.06.2011 Rubrica: “Buongiorno” di Massimo Gramellini
AUTOCRITICA DEL TIFOSO
Diciamo la verità: lo scandalo del calcio non sta scandalizzando nessuno. Era appena scoppiato e già mi chiamava un amico, splendida persona e paladino dei valori dell’azionismo piemontese. Per deprecare l’accaduto? No, per sapere se le disgrazie dell’Atalanta avrebbero permesso al nostro Toro di salire in serie A. Il giorno dopo Vittorio Feltri ha scritto un articolo spietato contro i calciatori corrotti, che però si concludeva con l’invito a non punire le squadre per le responsabilità dei singoli. Vittorio Feltri è dell’Atalanta. Ma non c’è conciliabolo da bar in cui i conversatori non regolino le loro opinioni sulla base di un unico metro di giudizio: le convenienze della squadra del cuore.
Ho peccato di ingenuità quando scrissi che i “mercenari dell’anima” stavano corrompendo il sogno bambino dei tifosi. A noi tifosi, dell’integrità dello sport non importa niente. Importa mettere nei guai la contrada nemica, meglio se con l’inganno e la sopraffazione. La partita di calcio non è l’oasi in cui l’adulto ritorna alla passionalità pura delle emozioni infantili, ma un rito di scarico delle schifezze accumulate durante la settimana. Un magma di pulsioni tribali che la retorica del tifo, a cui anch’io spesso ho fornito munizioni, si incarica di nobilitare. Siamo fermi al Colosseo. Un ammasso di spettatori passivi, per lo più di sesso maschile, delega le proprie rivendicazioni a un gruppo di professionisti che fingono di condividerle. Esattamente ciò che accade in politica, altra attività molto dibattuta da noi maschi. Voglio guarire, ma non so come si fa.
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