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sabato 22 gennaio 2011
BASTANO DUE TIRI IN PORTA A ZITTIRE I FISCHI
Contestazione sonora a fine primo tempo, applausi nella ripresa dopo le reti di Candreva (o Angelo?) e Giovinco – Guarda la fotogallery amatoriale
Alla fine del primo tempo sembrava di essere ancora a Brescia: sì, la serata era limpida e senza nebbia ed il panorama circostante più pianeggiante. In salita, invece, appariva ancora la strada, dopo che per una intera frazione la banda (di argentini) diretta fino all’altro giorno da Giampaolo ed ora affidata al maestro Simeone ci aveva fatto ballare il tango. O forse la rumba? La nostra gente ha pazienza, ma fino ad un certo punto. Fischiare durante la gara non è educato ed in effetti si cimentano in pochi: sarebbe meglio al triplice fischio finale, ma anche i due dell’intervallo sono una equa via di mezzo tra la stizza ed il bon ton. E così assieme al the caldo di Caressa (anche se il telecronista Sky era Tecca) giù una bella bordata di dissenso sonoro (clicca qui per vedere il video amatoriale). Tecnico e giocatori devono avere una sveglia caricata a fischi, perché nella ripresa cambia lo spartito…
(continua all’interno)
…non proprio all’inizio, in verità, quando Maxi Lopez aveva ancora voglia di disturbare la quiete di Mirante e dei crociati, come nella prima frazione. E non proprio fino al gol di Candreva, se vogliamo essere onesti, perché fino a quel punto se c’era una squadra che avrebbe meritato il vantaggio, ebbene quella squadra era senza dubbio il Catania. Ma il Parma squadra bipolare è, e a passare dalla fase asfittica alla fase di esaltazione ci mette un nano secondo. Indubbiamente dopo il vantaggio si è accresciuta l’autostima dei nostri eroi e ne ha tratto giovamento pure la manovra, anche se i tanti esteti del Tardini asseriscono che siamo ancora assai lontani da un livello accettabile di bel gioco. Io, scusate, me ne frego. A me bastano – e per certi versi avanzano – i tre punti nel carniere. Della cifra tecnica non mi importa. Sono o non sono un concreto guidoliniano? A fine gara Roberto Bottarelli, il quale, stando a quanto lui stesso dice, starebbe per essere ingaggiato dal Parma, anche se non propriamente come un centravanti boa, ha provato a tirarmi in torta – in diretta su e’tv con Francesca De Vincenzi (dallo studio), ricostruendo il fortunato (?) trio della passata stagione – sull’argomento, ma non ci sono cascato: io non avevo aspettative di calcio Champagne e mi sta bene anche il calcio Sauvignon o malvasia e, cambiando colore pure quello Gutturnio o Lambrusco. Nell’ultimo crocevia non era fondamentale il bel gioco, bensì fare dei punti, e i punti sono arrivati. Fortuna, o bravura non mi importa, anche se ancora una volta bisogna ammettere che la buona stella di Marino, all’appuntamento con la disperazione, gli ha sorriso e dato una mano. Esattamente come era successo con la Sampdoria qualche mese fa. Bene. Adesso, come ha affermato lo stesso tecnico in sala stampa, si tratta di mettere a frutto la serenità scaturita da questo risultato (che ci ha tolto dalla tolfa), senza commettere l’errore di esaltarsi come dopo la Juve. Potere giocare senza tensioni ma con serenità deve essere un vantaggio e non un freno. Proprio la mancanza di serenità è stata utilizzata dal tecnico siciliano – particolarmente gioviale con i giornalisti suoi conterranei, ed anche con le gentili ospiti giapponesi (alcune delle quali anche nostre vecchie conoscenze fin dai tempi di Nakata) – per giustificare il negativo primo tempo della squadra: la preoccupazione è una pessima compagna di viaggio, meglio evitarla. Parlavo di gol di Candreva, ma nel titolo ho posto l’interrogativo Angelo. Ebbene sui tabellini è stato ascritto il nome dell’italiano e non quello del brasiliano, che però ha avuto il merito di centrare, di testa, in piena area, la traversa su servizio dalla sinistra, in cross, di Valiani. Il pallone stando alle immagini sarebbe anche entrato in rete, ma l’arbitro Peruzzo non aveva interrotto il gioco per convalidare: essendo dunque proseguita l’azione il centrocampista ex Udinese ha potuto infilare di sinistra, da posizione assai ravvicinata, indovinando l’angolino sinistro. Parma in vantaggio, Parma in metamorfosi. E’ Giovinco, appena sei minuti dopo, a stendere definitivamente gli etnei con una punizione che da sola valeva il prezzo del biglietto (e per lui l’ammonizione, per eccessiva esultanza). A proposito di gialli: se l’è buscato anche Zaccardo che salterà la trasferta di Genova, così come è finito sul taccuino anche Galloppa buttato nella mischia nei minuti finali da Marino. La sensazione che ho avuto è che non fosse propriamente pronto a riassaggiare i ritmi della serie A, sebbene per pochi minuti e con una situazione di vantaggio della propria squadra. Gli avversari non sono stati teneri con lui, sovente andato per le terre, come dicevano i cronisti d’antan, grazie alle loro cure. Marino, in sala conferenze, ha detto che a Palermo, in Coppa Italia, sarà dentro fin dall’inizio, non perché si snobba questo torneo, ma proprio per offrirgli l’opportunità di giocare minuti preziosi, stando dentro fin che ne avrà. Singolare la staffetta tra infortunati della mediana: fuori Dzemaili (non è la prima volta che lo stoppano infortuni muscolari), dentro Galloppa. Ma solo idealmente, in realtà, in partita, chi ha rilevato lo svizzero-macedone (e per qualcuno pure albanese) è stato capitan Morrone, degradato in panchina all’inizio. Il nazionale, invece, ha trovato spazio, come dicevo, solo nel finale. In tanti in questi giorni hanno ribadito: ma se va in panchina è perché è pronto, dunque perché Marino non lo fa giocare? A occhio credo che il tecnico abbia fatto bene a preservarlo fino adesso, anche se in realtà qualche minuto a Torino contro la Juve in 10 e a risultato abbondantemente acquisito avrebbe pure potuto fargli bene. A proposito di panchine e tribune: Piovani ha chiesto a Marino di Bojinov (che a Brescia era pure entrato in campo, nel finale) se questa nuovo non inserimento nella distinta sia un passo indietro, ma il tecnico si è rifugiato nella stessa spiegazione di dopo la partita col Cagliari, e cioè che lui deve comporre una rosa di rincalzi equilibrata sicché aveva un centrale, un terzino, due centrocampisti, e due punte, di cui una esterna. E come attaccante, per la panca, ha preferito Palladino. Punto. In sala stampa si è visto anche Hernan Crespo, a lungo intrattenutosi al microfono dell’avvenente inviata di Sky Federica Masolin, duettando del suo connazionale Simeone, un tempo suo compagno, per la prima volta avversario come allenatore, prima di passare – accompagnato dall’addetto stampa Roberto Rodio, tornato in servizio dopo l’esclusione tecnica di Brescia –a Marco Balestrazzi di Tv Parma, al quale ha espresso l’auspicio che, battendo il Palermo martedì, possa proseguire l’avventura in Coppa Italia del Parma. Sempre con vista privilegiata sull’Europa… (gabriele majo)
FOTOGALLERY AMATORIALE DI PARMA-CATANIA 2-0
Cliccare su ogni immagine per ingrandirla
Alla fine del primo tempo sembrava di essere ancora a Brescia: sì, la serata era limpida e senza nebbia ed il panorama circostante più pianeggiante. In salita, invece, appariva ancora la strada, dopo che per una intera frazione la banda (di argentini) diretta fino all’altro giorno da Giampaolo ed ora affidata al maestro Simeone ci aveva fatto ballare il tango. O forse la rumba? La nostra gente ha pazienza, ma fino ad un certo punto. Fischiare durante la gara non è educato ed in effetti si cimentano in pochi: sarebbe meglio al triplice fischio finale, ma anche i due dell’intervallo sono una equa via di mezzo tra la stizza ed il bon ton. E così assieme al the caldo di Caressa (anche se il telecronista Sky era Tecca) giù una bella bordata di dissenso sonoro (clicca qui per vedere il video amatoriale). Tecnico e giocatori devono avere una sveglia caricata a fischi, perché nella ripresa cambia lo spartito…
(continua all’interno)
…non proprio all’inizio, in verità, quando Maxi Lopez aveva ancora voglia di disturbare la quiete di Mirante e dei crociati, come nella prima frazione. E non proprio fino al gol di Candreva, se vogliamo essere onesti, perché fino a quel punto se c’era una squadra che avrebbe meritato il vantaggio, ebbene quella squadra era senza dubbio il Catania. Ma il Parma squadra bipolare è, e a passare dalla fase asfittica alla fase di esaltazione ci mette un nano secondo. Indubbiamente dopo il vantaggio si è accresciuta l’autostima dei nostri eroi e ne ha tratto giovamento pure la manovra, anche se i tanti esteti del Tardini asseriscono che siamo ancora assai lontani da un livello accettabile di bel gioco. Io, scusate, me ne frego. A me bastano – e per certi versi avanzano – i tre punti nel carniere. Della cifra tecnica non mi importa. Sono o non sono un concreto guidoliniano? A fine gara Roberto Bottarelli, il quale, stando a quanto lui stesso dice, starebbe per essere ingaggiato dal Parma, anche se non propriamente come un centravanti boa, ha provato a tirarmi in torta – in diretta su e’tv con Francesca De Vincenzi (dallo studio), ricostruendo il fortunato (?) trio della passata stagione – sull’argomento, ma non ci sono cascato: io non avevo aspettative di calcio Champagne e mi sta bene anche il calcio Sauvignon o malvasia e, cambiando colore pure quello Gutturnio o Lambrusco. Nell’ultimo crocevia non era fondamentale il bel gioco, bensì fare dei punti, e i punti sono arrivati. Fortuna, o bravura non mi importa, anche se ancora una volta bisogna ammettere che la buona stella di Marino, all’appuntamento con la disperazione, gli ha sorriso e dato una mano. Esattamente come era successo con la Sampdoria qualche mese fa. Bene. Adesso, come ha affermato lo stesso tecnico in sala stampa, si tratta di mettere a frutto la serenità scaturita da questo risultato (che ci ha tolto dalla tolfa), senza commettere l’errore di esaltarsi come dopo la Juve. Potere giocare senza tensioni ma con serenità deve essere un vantaggio e non un freno. Proprio la mancanza di serenità è stata utilizzata dal tecnico siciliano – particolarmente gioviale con i giornalisti suoi conterranei, ed anche con le gentili ospiti giapponesi (alcune delle quali anche nostre vecchie conoscenze fin dai tempi di Nakata) – per giustificare il negativo primo tempo della squadra: la preoccupazione è una pessima compagna di viaggio, meglio evitarla. Parlavo di gol di Candreva, ma nel titolo ho posto l’interrogativo Angelo. Ebbene sui tabellini è stato ascritto il nome dell’italiano e non quello del brasiliano, che però ha avuto il merito di centrare, di testa, in piena area, la traversa su servizio dalla sinistra, in cross, di Valiani. Il pallone stando alle immagini sarebbe anche entrato in rete, ma l’arbitro Peruzzo non aveva interrotto il gioco per convalidare: essendo dunque proseguita l’azione il centrocampista ex Udinese ha potuto infilare di sinistra, da posizione assai ravvicinata, indovinando l’angolino sinistro. Parma in vantaggio, Parma in metamorfosi. E’ Giovinco, appena sei minuti dopo, a stendere definitivamente gli etnei con una punizione che da sola valeva il prezzo del biglietto (e per lui l’ammonizione, per eccessiva esultanza). A proposito di gialli: se l’è buscato anche Zaccardo che salterà la trasferta di Genova, così come è finito sul taccuino anche Galloppa buttato nella mischia nei minuti finali da Marino. La sensazione che ho avuto è che non fosse propriamente pronto a riassaggiare i ritmi della serie A, sebbene per pochi minuti e con una situazione di vantaggio della propria squadra. Gli avversari non sono stati teneri con lui, sovente andato per le terre, come dicevano i cronisti d’antan, grazie alle loro cure. Marino, in sala conferenze, ha detto che a Palermo, in Coppa Italia, sarà dentro fin dall’inizio, non perché si snobba questo torneo, ma proprio per offrirgli l’opportunità di giocare minuti preziosi, stando dentro fin che ne avrà. Singolare la staffetta tra infortunati della mediana: fuori Dzemaili (non è la prima volta che lo stoppano infortuni muscolari), dentro Galloppa. Ma solo idealmente, in realtà, in partita, chi ha rilevato lo svizzero-macedone (e per qualcuno pure albanese) è stato capitan Morrone, degradato in panchina all’inizio. Il nazionale, invece, ha trovato spazio, come dicevo, solo nel finale. In tanti in questi giorni hanno ribadito: ma se va in panchina è perché è pronto, dunque perché Marino non lo fa giocare? A occhio credo che il tecnico abbia fatto bene a preservarlo fino adesso, anche se in realtà qualche minuto a Torino contro la Juve in 10 e a risultato abbondantemente acquisito avrebbe pure potuto fargli bene. A proposito di panchine e tribune: Piovani ha chiesto a Marino di Bojinov (che a Brescia era pure entrato in campo, nel finale) se questa nuovo non inserimento nella distinta sia un passo indietro, ma il tecnico si è rifugiato nella stessa spiegazione di dopo la partita col Cagliari, e cioè che lui deve comporre una rosa di rincalzi equilibrata sicché aveva un centrale, un terzino, due centrocampisti, e due punte, di cui una esterna. E come attaccante, per la panca, ha preferito Palladino. Punto. In sala stampa si è visto anche Hernan Crespo, a lungo intrattenutosi al microfono dell’avvenente inviata di Sky Federica Masolin, duettando del suo connazionale Simeone, un tempo suo compagno, per la prima volta avversario come allenatore, prima di passare – accompagnato dall’addetto stampa Roberto Rodio, tornato in servizio dopo l’esclusione tecnica di Brescia –a Marco Balestrazzi di Tv Parma, al quale ha espresso l’auspicio che, battendo il Palermo martedì, possa proseguire l’avventura in Coppa Italia del Parma. Sempre con vista privilegiata sull’Europa… (gabriele majo)
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