Una strada porta a Cavani, l’altra a Lavezzi, ma nessuna delle due passa per  la Formica: se ne facciano una ragione sia la Juventus che l’Inter che dovranno ricorrere a qualcosa di molto più attuale ed efficace dell’ormai datato e decisamente superato baratto multiplo (o indiretto)…

(Luca Russo) – Una strada porta a Cavani, l’altra conduce dritto per dritto a Lavezzi. Nessuna delle due, però, passa per Giovinco. Se ne facciano una ragione sia la Juventus, fresca di titolo tricolore, che l’Inter, intenzionata a rilanciarsi dopo una stagione di pochi alti e reiterati bassi. Per arrivare ai due gioiellini di cui sopra, bianconeri e nerazzurri dovranno ricorrere a qualcosa di molto più attuale ed efficace dell’ormai datato e decisamente superato baratto multiplo (o indiretto). Che ha luogo nel momento in cui un soggetto cede un bene ricevendone in cambio uno che non desidera avere, ma che utilizza per ottenere quanto desiderato. Traduzione per i pochi che non hanno seguito le puntate precedenti: la Juventus vorrebbe strappare Giovinco al Parma per poi offrirlo al Napoli in cambio di Cavani. L’Inter, sia pure non apertamente, ha manifestato intenzioni simili con lo scopo di arrivare a Lavezzi, sulle cui tracce si è inserito prepotentemente anche il Paris Saint Germain di Ancelotti, che l’anno prossimo sarà chiamato a riscattarsi dopo aver regalato il campionato appena finito al sorprendente Montpellier. Ma torniamo a noi. Questo baratto non s’ha da fare.

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E se davvero Cavani e Lavezzi dovessero giungere alle dipendenze di Conte e Mazzarri, ci arriveranno senza che Giovinco venga sacrificato (e umiliato) sull’altare dello scambio. La conferma arriva proprio dal diretto interessato che da Coverciano, quartier generale della Nazionale prima della partenza per gli Europei di Polonia ed Ucraina, non ha usato mezze parole per dar voce al suo ‘scomodo’ punto di vista: “O resto al Parma o vado alla Juventus. E che nessuno si sogni di pensare a me come merce di scambio. Non ha senso rientrare a Torino per poi essere girato altrove in qualche altra operazione di mercato. Questo l’ho chiaramente detto al mio presidente Ghirardi”. Adesso, aggiungiamo, lo sanno anche Inter e Juventus che non potranno più fare orecchie da mercante e che dovranno battere nuovi sentieri per esplorare con profitto quel mercato estivo da cui entrambe vorrebbero uscire rafforzate. La sensazione è che i pugni battuti sul tavolo dalla Formica Atomica, i cui ‘servizi’, lo ricordiamo, sono detenuti in comproprietà da Parma e Juventus, siano un gesto sincero, disinteressato e non diretto a far lievitare il costo del proprio cartellino chiamando a sé le luci della ribalta. Sebastian pretende solo un po’ di rispetto. Egli stesso riconosce il peso specifico delle doti di cui dispone, peraltro ritenendosi all’altezza di una grande squadra, e, per quanto appena detto, rifiuta categoricamente l’idea di essere trattato alla stregua di un pacco postale (definizione, questa, coniata in tempi non sospetti dal direttore di stadiotardini.com Gabriele Majo nell’inserimento sul social network Ok notizie (Virgilio) di un suo post sull’argomento, quando aveva chiosato: “Ma che tristezza pensare che la Juve consideri Giovinco merce di scambio per arrivare a Cavani”). Se i bianconeri dovessero insistere nel considerarlo solamente un oggetto da scambiare in sede di mercato estivo è probabile - molto probabile - che Giovinco decida di restare in casacca crociata aprendo, involontariamente o volendolo (ma non troppo), una nuova frontiera nel calcio moderno (che oltretutto tanto nuova non è se pensiamo al ‘Giggiriva’ che per tredici anni, dal 1963 al 1976, ha sposato la causa del piccolo e grande Cagliari): diventare leggenda a Parma ed in una ‘provinciale’ piuttosto che far le valige e studiare da ‘top player’ in un grande club. Gilardino, in tal senso, ha fatto giurisprudenza, creando un precedente di cui però mai nessuno ha fatto tesoro: dopo essere deflagrato a Parma, ha cercato fortuna a Milanello. Senza trovarne poi tanta e facendosi schiacciare dalle stesse ambizioni di cui allora si nutriva. Sì, ha vinto il Mondiale del 2006 ed anche la Champions League del 2007 (prima di essere ‘scaricato’ alla Fiorentina e, successivamente, al Genoa), ma da comparsa. Ed in Nazionale ci sarebbe arrivato anche restando in Provincia (la maiuscola è voluta ed è il modo per dar lustro ad un calcio prodotto con poche risorse, snobbato dai grandi media, ma ancora capace di generare qualità ed emozioni che non sono un’esclusiva del football delle metropoli). Giovinco, premiato dalla chiamata di Prandelli e quasi sicuro di essere tra i 23 che parteciperanno ad Euro 2012, è la prova vivente che per centrare grandi traguardi non si deve necessariamente passare per grandi squadre. Basta “semplicemente” essere grandi calciatori. Luca Russo

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